MATILDE VANNOZZI

Specialmente per www.MeetingVenus.com
Matilde Vannozzi

– Non c’è un momento in cui si sente di essersi avvicinati all’arte, ci si nasce. L’arte è necessità. Bisogna avere una anima predisposta a percepire tutto quello che il mondo ci propone ogni giorno, da le cose che ci vengono mandate dagli esseri umani a quello che vediamo nel mondo. I nostri sensori sono molto sviluppati e sempre attivi, nei confronti di tutti. Nella mia famiglia sono tutti ingegneri, non hanno a che fare con l’arte, possono apprezzarla, ascoltano musica, vanno in teatro ma non hanno una predisposizione emotiva per poter capire la difficoltà che ha un artista nel capire cosa prova dentro di sé. 
-Per più di 20 anni sono stata una ballerina, quindi il mio interesse era verso il teatro principalmente, il trucco, la trasformazione , la musica, che poi mi ha portato a cantare, al doppiaggio, a suonare, a recitare e poi alla scenografia. I miei idoli sono stati tanti, ma di vari campi, nella recitazione, Robin Williams e di Italiani Umberto Orsini per il teatro e Antonio albanese per cinema italiano. Per il doppiaggio grande mentore è stato per me Roberto Ciurluini grande direttore di doppiaggio italiano. Per la scenografia Bob Wilson e Dante Ferretti premio oscar o Zeffirelli. La televisione è stata parte fondante della mia curiosità per lo spettacolo, stavo ore alla televisione, guardavo di tutto, anche le cose che non mi piacevano perché volevo imparare. Sanremo era per me un grande appuntamento fisso per musica.
-Per quanto riguarda l’apprendimento posso affermare che artista non si diventa. Si è. Non esiste scuola che insegni a diventare artista, mai. In assoluto. Lo si è dalla nascita, le scuole servono solo ad insegnarti cosa non sai, e molta tecnica che può servirti, tutto il resto o ce lo hai oppure non ne verrà fuori niente, se non tentativi patetici, che con l’arte non hanno a che fare nulla. Anche la libertà di fare arte purtroppo ha delle regole, minime, ma la natura ne è il fondamento. 
-La celebrità per l’artista non è importante, può dare delle soddisfazioni e soprattutto permette di alimentare economicamente la propria arte, ma è solo un discorso economico. 
-Come donna, purtroppo affronto ogni giorno le difficoltà di affrontare un lavoro che non ancora legislalmente (secondo legge)  tutelato dalle autorità. Nel 2019 ancora si pensa che per fare l’artista le donne siano disponibili perché non è considerato un lavoro serio. È molto difficile farsi prendere sul serio, come scenografo soprattutto perché i tecnici sono uomini e pensano che le donne non siano in grado di fare fare un lavoro di progettazione, cioè da maschio.
-La situazione in Italia è penosa e ridicola, persone che studiano e stanno in teatro tutta la vita e si laureano in queste discipline non sono assolutamente ne seguite ne tutelate, nessun artista può crearsi un futuro. È molto difficile essere assunto. In televisione i programmi hanno un livello molto basso, la tendenza è quella di cercare di fare odience con i sogni dei ragazzi che vogliono cantare, giudici non preparati, gli italiani guardano programmi dove le persone litigano in continuazione passando ore avanti al televisore a parlare del niente, come a livello politico.
-Alle opere che mi vengono offerte mi avvicino con umiltà cercando di creare sempre qualcosa di nuovo e mai niente di copiato da altri cercando di capire che cosa vuole dire l’artista, il regista, il cantante ecc. 
-Non ho una vita privata perché essere come me significa avere una mentalità molto difficile da comprendere e soprattutto dei tempi di creazione che richiedono silenzio. 
-Per il futuro vorrei creare una azienda formata da artisti di ogni tipo, dalla costruzione delle scene, fare dei film con la mia regia, creare dei villaggi ecosostenibili che si autoalimentano con lavori artistici, far lavorare tante persone, e far smettere questo sfruttamento italiano artistico, di persone che non possono permettersi di vivere di questo. 
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