Meeting Venus: Potresti descrivere la tua formazione e la tua famiglia? Come hai iniziato ad interessarti al mondo dell’arte e dell’intrattenimento?
ED: Mi chiamo Eleonora D’Aietti, sono un’attrice italiana di ventinove anni di base a Londra. Sono nata in Sardegna, una bellissima isola al centro del Mediterraneo. I miei genitori hanno una piccola ditta di videoproduzioni lì e da bambina mi portavano spesso a spettacoli teatrali, di danza e altri eventi culturali. Iniziai a manifestare interesse per la danza classica a dodici anni e la mia famiglia mi iscrisse ad una scuola di balletto della mia città natale, Cagliari. L’anno seguente aggiunsi alcuni corsi di danza moderna, che includevano anche contemporanea e hip-hop. Spinta dal desiderio di allargare i miei orizzonti e diventare un’artista completa, a diciotto anni decisi di frequentare corsi di recitazione e canto e partecipare alle prime audizioni. Dopo aver ottenuto una Laurea in Lettere Moderne all’Università di Cagliari presi la decisione di proseguire i miei studi di teatro in Inghilterra. Mandai un video-provino alla scuola di recitazione East 15 Acting School a Londra, piena di speranze ma consapevole che le possibilità di ottenere un posto in un’accademia d’arte in un paese estero sarebbero state scarse. E invece fui accettata, e mi trasferì a Londra nel settembre 2013 per conseguire il mio Master of Arts in Acting.
MV: Chi sono stati i tuoi modelli dal cinema, teatro, danza, TV durante la tua infanzia e adolescenza?
ED: Ho sicuramente avuto diversi modelli a cui ispirarmi, da bambina prima e da adolescente poi. Ho sempre apprezzato particolarmente chi osa operare una commistione di generi, come Pina Bausch nel suo peculiare Tanztheatre (“teatro-danza” in tedesco), o artisti estremamente poliedrici che si sono avventurati in diverse forme d’arte dopo essersi affermati in un campo, riscuotendo grande successo (su tutti la fantastica Barbra Streisand). Trovo assolutamente di grande ispirazione il genio creativo di Michael Jackson e riguarderei infinite volte qualsiasi film con Robin Williams, di cui ho sempre ammirato la genuinità e generosità delle interpretazioni. Direi che tale varietà è una diretta conseguenza del mio impegno a mantenere una mente aperta e studiare diverse forme di arti performative, parzialmente per ottenere una formazione completa con cui iniziare una carriera come professionista, ma anche per capirne le diverse origini ed evitare di cadere nel tranello di paragoni un po’ ridicoli. Trovo la concorrenza tra diversi stili d’arte piuttosto sterile (basti pensare alla rivalità tra il mondo del balletto e quello della danza hip-hop, o alla palpabile diffidenza che gli attori di teatro possono talvolta mostrare nei confronti di quelli di piccolo e grande schermo), e forse provare metodi e corsi differenti può essere fondamentale per capire che ogni genere, nel mondo dell’intrattenimento, richiede abilità specifiche, ragion per cui ogni artista di talento merita rispetto e riconoscimento.
MV: Cosa puoi dirci dello studio e del processo di apprendimento su come diventare un’artista?
ED: Studiare e frequentare corsi diversi per sviluppare al meglio le proprie attitudini è alla base di una interpretazione credibile, che possa innescare una discussione onesta sulla condizione umana e fare veramente la differenza. Tuttavia, ogni progetto è un’avventura completamente nuova ed in esso tutti possono intravedere un’occasione di fare una riflessione personale o trovare un approccio diverso. L’esperienza di vita e la possibilità di essere coinvolti in un set cinematografico o una pièce teatrale, in qualsiasi ruolo, può anche offrire la preziosa opportunità di fare parte di un processo creativo potendo osservare le cose da una prospettiva diversa.
MV: Sei soddisfatta per ora o raggiungere fama mondiale è importante per te?
ED: La fama fine a se stessa non mi ha mai interessata. Se qualcuno scegliesse una carriera artistica con l’unico intento di raggiungere fama e ricchezze probabilmente avrebbe poche possibilità di sopravvivere all’inevitabile delusione che arriva ogni volta che non riesci ad aggiudicarti quel lavoro che desideravi davvero, o quando semplicemente le cose non vanno come volevi tu. Essere un attore attivo nel settore dovrebbe già essere considerato un grande onore in un campo lavorativo sovraffollato, e vivere unicamente di arte è un privilegio che molti possono solo sognare. Ho sempre pensato che la fama sia una delle conseguenze dell’essere coinvolti in progetti via via più prestigiosi e conosciuti, ma non dovrebbe mai essere il motore principale.
MV: Ci sono diseguaglianze di genere in relazione alla tua professione che hai dovuto affrontare di recente?
ED:Personalmente non mi sono mai trovata in una situazione in cui ho percepito che le prove che stavo affrontando fossero direttamente collegate a questioni di genere. In effetti, però, non c’è settore lavorativo o industria in cui la lotta per la parità di genere non rappresenti un fattore rilevante. Fortunatamente soprattutto negli ultimi quindici anni la discussione si è fatta più insistente, e dei passi in avanti sono stati fatti, ma c’è ancora tanto lavoro da fare e le donne dovrebbero continuare a lottare per far sentire la propria voce, che sia scrivendo loro stesse ruoli femminili più interessanti e sfaccettati, lanciandosi nella produzione o regia o osando fare scelte originali, che possano sfidare lo status quo e la dimensione unilaterale con cui le donne sono state raffigurate per anni. In qualità di artista in terra straniera, la strada è ancora lunga anche per quanto riguarda una genuina rappresentazione dei personaggi europei nell’industria cinematografica e televisiva in Gran Bretagna. La mancanza di accuratezza e la rappresentazione sbagliata può essere frustrante e disarmante a volte, specialmente quando le opportunità sono limitate.
MV: Secondo te qual è la situazione attuale dell’industria creativa nel tuo paese?
ED:In un mondo post-Covid 19 l’industria è tristemente ferma al momento, non importa dove tu sia. Il nepotismo e la carenza di accesso alle opportunità sembravano essere i problemi peggiori prima dell’attuale crisi, ed è innegabile che la scarsità di diversità e inclusione sia in netto contrasto con la varietà di popoli e il multiculturalismo così tipici della società inglese contemporanea. In Italia gli effetti della diffusione del virus sulle compagnie del settore artistico è significativa e preoccupante; senza supporto del governo potrebbero sicuramente accusare danni importanti molto presto. La speranza è che le voci dei lavoratori del campo dello spettacolo possano essere ascoltate e prese in considerazione, mentre l’industria si prepara al post-crisi. Oggi più che mai l’importanza dell’arte e della creatività per la società è chiara, poiché un’ampia disponibilità di contenuti culturali contribuisce alla salute mentale collettiva e al benessere generale; speriamo che nuovi metodi di supporto possano essere trovati per alleviare l’impatto negativo della crisi, nell’immediato ma soprattutto a lungo termine.
© Rekha Garton |
MV: Come descriveresti il processo di casting nella tua esperienza fino ad ora?
ED:Un casting può talvolta rivelarsi un’esperienza snervante, soprattutto se avete tendenze al perfezionismo come la sottoscritta! Ci sono sempre aspettative coinvolte e il più delle volte possiamo rappresentare i più spietati giudici di noi stessi. Tuttavia, c’è sempre qualcosa da imparare e alcune preziose informazioni da portare a casa con noi, non importa se siamo stati provinati per un piccolo ruolo in uno spettacolo di un teatro locale o per il ruolo da protagonista in un film ad alto budget. Audizioni andate terribilmente male possono lasciarci ricordi sgradevoli, ma è comunque importante imparare da ciò che è andato storto per fare meglio in futuro. Non si finisce mai di crescere! Uno degli aspetti che però mi piacerebbe vedere cambiare riguarda la gestione delle candidature. Sarebbe fantastico ricevere una comunicazione dalla produzione anche in caso di esito negativo, giusto per non rimanere col fiato sospeso per settimane e organizzare la propria agenda al meglio!
MV: Come ti approcci al lavoro che ti viene offerto?
ED:Le nuove opportunità sono sempre interessanti ed eccitanti, ma farei sempre le mie considerazioni su quanto azzeccato il mio profilo possa essere per quel specifico casting o ruolo. Certamente questo non significa tenersi al sicuro in una zona di comfort senza esplorare scelte diverse o correre qualche rischio, ma sicuramente devo trovare una connessione con il progetto creativo e pensare che posso apportare qualcosa di interessante. Se questo è il caso, normalmente inizio a fare una ricerca approfondita su tematiche, periodo storico, qualunque cosa riesca a farmi delineare un forte background per il personaggio che devo interpretare. Dettagli apparentemente meno importanti sono invece ciò che fa la differenza! Poi viene lo studio del testo, cercando di mettere in evidenza le ragioni per cui il mio personaggio si comporta in un certo modo e le intenzioni/necessità, e dopo ovviamente le prove con gli altri attori. Contrariamente a quanto la maggior parte della gente possa pensare recitare va ben oltre imparare qualche battuta a memoria.
MV: Quale delle tue esperienze artistiche consideri la più soddisfacente fino a questo punto?
ED: Ogni insegnante mi ha ispirata a superare i miei limiti, ogni esperienza mi ha condotto ad un’altra, ogni incontro mi ha offerto una diversa visione. Tuttavia, sicuramente una delle esperienze artistiche più importanti di quelle avuta finora è stata la possibilità di recitare al Shakespeare’s Globe Theatre di Londra nel 2013, durante il mio training alla East 15. Ho avuto il privilegio di interpretare Paulina ne “Il racconto d’inverno” insieme ad altre meravigliose attrici, e l’emozione di calcare quelle scene sarà sempre indimenticabile.
MV: Hai altre attività parallele a quelle artistiche?
ED: Occasionalmente ho lavorato come modella, soprattutto per fotografi specializzati in copertine per libri. Mi è piaciuto molto dare un volto a personaggi del passato, come nel progetto fotografico sulla seconda guerra mondiale o quello in bellissimi costumi dell’età Georgiana ai quali ho partecipato. Ho anche gestito un piccolo club della recitazione per bambini in età prescolare in passato. I bambini hanno una fervida inventiva e può rivelarsi sorprendente osservare ciò che possono immaginare nel bel mezzo di una lezione!
MV: In qualità di professionista, quale sarebbe il tuo consiglio a chi vuole approcciarsi al mondo dell’arte?
ED: Raccomanderei fortemente a chiunque voglia approcciare la recitazione di studiare il mestiere prima di tutto. Un’accademia d’arte drammatica, o qualora non fosse possibile frequentare un percorso full-time almeno corsi e workshops, potrà sempre fornire risorse, insegnare tecniche e permettere agli studenti di affinare il proprio metodo per gestire il lavoro in un ambiente sicuro, tutte opzioni in cui raramente ci si può imbattere altrove. Nel mentre che si forgia una solida base di competenze, è anche possibile iniziare a creare una base di contatti e un proprio network con i compagni di corso.
MV: Come bilanci la tua vita privata e quella professionale?
ED:Ho spesso sentito le persone dire “Non puoi fare il tuo lavoro se il tuo lavoro è tutto ciò che fai”. Questo modo di dire è particolarmente vero quando si parla di attori, che si rifanno costantemente alle proprie esperienze di vita per trarre ispirazione e trovare reali connessioni con il personaggio che devono interpretare. Questo, insieme a tante altre ragioni, spiega perché mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata è assolutamente fondamentale. Personalmente mi assicuro di mettere il lavoro da parte a fine giornata e cerco di fare qualcosa di piacevole la sera, come cucinare per una persona cara, perdermi in una serie TV o fare un gioco da tavolo. Ho sempre avuto buone capacità organizzative e lavoro bene sotto pressione, e ho notato che assegnarmi delle scadenze per portare dei compiti a termine, o scrivere una piccola lista degli obiettivi giornalieri, fa miracoli in termini di bilancio tra dimensione lavorativa e quella privata.
MV: Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?
ED:Sono stata invitata a sostenere dei provini per due diversi progetti, che con mia grande gioia saranno entrambi girati in Italia. Il primo è una serie per il web che sarà parzialmente girata in inglese, ma soprattutto in italiano, e l’altro è per il ruolo da protagonista in un film storico. Dopo aver superato tre fasi di provini abbiamo raggiunto l’accordo ad un incontro con produttori e registi, appena sarà possibile volare di nuovo, ma sfortunatamente al momento non mi è concesso dire molto altro…Dita incrociate!